Università: come aiutare (veramente) i figli a scegliere

università come aiutare i figli

Una volta finita la scuola le strade che si pongono davanti ai nostri figli, in genere, sono tre: Università, Istituti di Formazione Professionalizzante, Lavoro.

E se l’immediata full immersion all’interno del mondo del lavoro comporta una nuova visione, un nuovo stile di vita per i ragazzi, ed è quindi fondamentale trovare un ambiente favorevole per sviluppare le proprie attitudini, lo è altrettanto il fatto che l’iscrizione a Università o Istituti Professionalizzanti è una scelta da compiere con la massima ponderazione non solo per gli sbocchi e l’utilità che può dare, ma anche per effettivamente cercare la strada più appagante e che può portare più felicità.

Si, perché infatti l’Università, o spesso anche altri corsi di formazione professionalizzante post diploma, non sono solo luoghi dove si studia ed imparano metodologie e nozioni, ma soprattutto posti dove si comincia concretamente a misurarsi con prove, sfide che periodicamente vengono poste davanti agli studenti, dove si deve cominciare anche a scegliere per sé stessi, dove si fanno amicizie vere e durature, oltre al fatto che per qualcuno  è anche il momento di lasciare gli ormeggi di casa e la famiglia per andare a vivere in altre città e centri di studio. Insomma, si tratta spesso di uscire veramente dalla propria zona di comfort per avventurarsi nel mare aperto della vita, e proprio per questo è fondamentale scegliere bene.

In queste scelte i genitori sono certamente tenuti a dare man forte e dispensare i migliori consigli ai propri figli, ma spinti dall’affetto c’è il rischio di commettere un comunissimo errore: consigliare sempre le facoltà tradizionali, ritenute spesso le principali fucine di risorse che verranno poi impiegate nel mondo del lavoro. In realtà oggi i laureati di molte facoltà tradizionali si ritrovano a doversi reinventare, ed il mondo ad esempio è pieno di laureati in Scienze Politiche che sono finiti a fare marketing, in legge che fanno i commessi mentre fanno praticantato, in lettere che passano dai call center in attesa di un concorso. Certo pensare in ottica occupazionale è molto importante, ma non può e non deve essere l’unico fattore. La soluzione sta, infatti, nell’unire praticità al talento personale. Vostro figlio, ad esempio, ha fatto il liceo scientifico ma gli piace l’arte? Probabilmente scegliere una facoltà che introduce all’attività del grafico pubblicitario, lavoro che collega abilità logico-matematiche alla creatività, potrebbe essere un buon compromesso per non finire a studiare svogliatamente in facoltà dove non si desiderava realmente iscriversi.

Dunque chiedersi cosa si vuole dalla vita non solo in termini lavorativi può essere il vero valore aggiunto in una scelta così importante. Ad esempio alcune domande da porsi possono essere: si preferisce la stabilità o i viaggi? Si è disposti a studiare molti anni (per fare il medico ad esempio) o ci si vede più in lauree pratiche e triennali? Dove si pensa di vivere una volta laureato? Vuoi una famiglia prima dei 30 anni?

Tutte domande importanti per capire cosa si vuole fare da grandi. È più facile avere stabilità facendo scienze bancarie o amministrative, mentre se si vogliono imparare bene le lingue straniere e si vuole fare un mestiere dove si viaggia (anche saltuariamente) un periodo all’estero è quasi inevitabile, e può essere che la stabilità arrivi più tardi.

La chiave di volta sta allora nell’aiutare a capire cosa offre ogni facoltà, quali sono le materie, i tutor dei corsi, la possibilità di frequentare un semestre all’estero, e soprattutto nelle grandi città, dove gli atenei sono a volte disorientanti per la loro estensione, raccapezzarsi in una giungla di informazioni può essere dura e non sempre i ragazzi hanno tutte le risposte.

Esaminate, quindi, insieme a loro brochure e siti web, opportunità e sbocchi, e cercate di far fare al ragazzo una cernita delle cose che trova importanti in ciascun possibile percorso, solo lui può sapere se sarà felice scegliendo quell’indirizzo di studi. Una cosa però è certa: la previsione dei possibili sbocchi lavorativi è importantissima anche perché trovare un lavoro non è per niente facile ed in questo bisogna essere realisti con i propri figli senza però lasciare spazio alla negatività. Non è facile per nessuno, ed il fattore chiave è la volontà, che può essere alimentata, più che mai, anche e soprattutto dai propri sogni, dalle proprie aspettative e dalle proprie passioni, che devono contribuire necessariamente, allora, nella scelta del futuro dei propri figli.

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